Halará? 6 vignaioli in cammino!

Halará? 6 vignaioli in cammino!

Abbiamo trovato casa a Marsala.

Take it easy o meglio Halará, con l’h aspirata in greco, è un qualcosa di nuovo e unico in Italia.

Vi ricordate quando si era giovani e insieme agli amici, dopo qualche bottiglia di vino, si prendevano le decisioni più strampalate? Ecco, più o meno è successo così: sei vigneron, amici per la pelle, decidono di comprare in comune una vigna, per stare insieme, per unire le loro menti, le loro fatiche e dare vita ad un qualcosa di nuovo in Italia.

Un progetto, Halará (con h aspirata), che significa  “take it easy”  o meglio, dal greco, “prendila con calma”: è una vigna di 6 “giovani” in quel di Marsala, ragazzi dove confrontarsi, lavorare e realizzare un vino che possa  diventare un percorso da intraprendere per crescere l’uno con l’aiuto dell’altro.

Ancora più sorprendente scoprire che questi personaggi si chiamano: Corrado Dottori, Stefano Amerighi, Francesco de Franco, Giovanni Scarfone, Nino Barraco e Francesco Ferreri, insomma, la punta di diamante delle “viticoltura moderna” o, sarebbe meglio dire, della viticoltura bella. Persone che non hanno nulla da dimostrare, ma che amano l’idea di convivialità e condivisione della stessa vita, di quel mischiarsi di idee e mani che solo un popolo come quello italico ha nelle viscere, di sorrisi e risate come solo la vera amicizia può regalare.

Quindi come funziona? Si prende una vigna a Marsala, si prende qualche bravo vigneron, ci si divide i compiti  e si fa il vino… tutto semplice no?

Io sono un privilegiato perché questa estate ho avuto la possibilità di assistere a tutto ciò, di ascoltare i discorsi sulla vinificazione e di aiutare in vendemmia questi ragazzi, di sporcarmi le mani con loro, ma sempre un passo indietro, con timore quasi reverenziale. Vi potrei raccontare di risate, di api operaie che non si fermano mai, tutte con lo stesso fine, di scherzi, momenti conviviali, ma anche di errori e arrabbiature, di contrapposizioni e musi lunghi, ma proprio questa parte umana è il percorso di Halará, una crescita e confronto costanti che può solo portare ad una maggiore ricchezza interiore.

C’è Nino, l’amico, l’ospite, colui che mette a disposizione la cantina, il padrone di casa, colui che è in prima linea sul territorio, trafelato nella sua vendemmia, cerca come un maestro d’orchestra di trovare il ritmo, il camion di qui, il trattore di là, le ceste, la pressa; ti giri un attimo e non c’è già più, impegnato e sotto stress per cercare di saltare da una vinificazione all’altra, dando retta anche a questi “qui”, in “vacanza” a Marsala.

Stefano Amerighi, calmo e serafico, lui non corre mai, si ferma e medita, personifica il termine Halará come pochi. Assaggia, si ferma, riflette, poi parla, conquista tutti come un libro appassionante, infonde serenità e sicurezza in tutti, tranne che quando è sul trattore cingolato e lì, meglio girargli alla larga. La cosa che mi piace di Stefano è che ti spiega sempre il perché e il per come delle cose e io ne attingo a piene mani per rubare segreti e conoscenza.

Corrado è il filosofo del gruppo, secco e nervoso nei movimenti, è il primo a muoversi, a darsi da fare, attivo e concreto come non ti aspetteresti, ha le mani sempre impegnate. Un motore instancabile che ama la fatica, ma al contempo la pace che si trova appena dopo. Corrado cerca sempre il dialogo, dice la sua e ascolta gli altri, propone, si tira un  attimo indietro e poi ripropone ancora, elabora e concretizza.

Francesco mi aveva colpito anni fa, quando abbiamo fatto una serata di degustazione insieme: l’unico produttore che per raccontarsi ha elencato, annata dopo annata, gli errori commessi. Meticoloso e tecnico, analitico e preparato, è una certezza in questo gruppo, colui che ha sempre il motivo delle cose ed evita di fare cavolate. Eleganza e finezza, la sua ricerca in tale direzione può solo arricchire un così variegato gruppo.

Sanguigno al lavoro, Giovanni ,  un fratello di tutti nel modo di fare, sempre pronto a confrontarsi e a scontrarsi, diretto e sincero non ama girare intorno alle cose,  pragmatico punta al risultato,  ma sempre con la capacità di mettersi in discussione. Un ragazzo “messinese” con la campagna nel sangue che combatte in un territorio dove ormai l’agricoltura è rara, qui a Marsala trova terreno fertile e una prospettiva più ampia.

E poi c’è Francesco Ferreri, l’ultimo unito al gruppo, colui che conosco meno, il più giovane. Pacato e silenzioso, non parla mai a sproposito, lavora e si sincronizza con  facilità disarmante, un giovane con idee ben precise che si trovano nei suoi vini di Pantelleria, linfa fresca che può solo arricchire una progetto del genere con idee nuove e capacità di adattarsi alla situazione.

E così questa estate sono nati tre nuovi vini, un bianco da uve cataratto, un rosato e un rosso da uve parpato.  Ci sarebbero aneddoti,  immagini da farvi vedere, ma tutto ciò lo porto nel cuore con gelosia e amore, per avere avuto la possibilità di assistere all’inizio di questa nuova storia, dove uomini si uniscono per essere uomini diversi, per trasformarsi in una unica nuova realtà.

“Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un Mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di  civiltà accatastate le une sulle altre”.

(Fernand Braudel)

Siamo vignaioli del Mediterraneo. Nel territorio Marsalese abbiamo trovato casa comune.

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